Si tratta del primo ecopunto attivo in Italia, perché quello promosso dall'azienda piemontese Recoplastica a Moncalieri tempo fa, in provincia di Torino, è stato chiuso. Qui in cambio dei rifiuti si davano indietro soldi.
Nel punto vendita siciliano, invece, “i cittadini possono vendere o barattare con beni di consumo i rifiuti domestici provenienti dalla raccolta differenziata. Il metodo per la conversione dei rifiuti è fissato con una raccolta a punti."
"Cento grammi di carta o cartone o ferro valgono 1 punto, cento grammi di plastica valgono 3 punti, cento grammi di alluminio 5 punti. Ogni 70 punti, si possono ricevere mezzo chilo di pasta o 25 centesimi”.
I rifiuti raccolti dall’ecopunto saranno poi rivenduti alla filiera del Conai, il consorzio nazionale dei produttori e utilizzatori di imballaggi. Per Mario Meli e Salvatore Vasques, due dei quattordici membri della cooperativa Liberambiente “un centro come l´ecopunto rappresenta (…) una forma di controllo democratico della gestione dei rifiuti. In pratica, se il rifiuto viene inteso come un valore da scambiare con generi di prima necessità o con denaro è più facile fare responsabilizzare i cittadini”.
Gli animi di Liberambiente sembrano avere intenzioni serie tanto da aprire un ecopunto in ogni provincia della Sicilia. “Stiamo lavorando a un consorzio di cooperative - dice Silvia Coscienza, presidente della cooperativa - Siamo già in contatto con il centro commerciale Forum Palermo e nei prossimi giorni vedremo se anche questa operazione andrà in porto. Del resto, il capoluogo ne avrebbe veramente bisogno”.
Non molti mesi fa, lo ricordiamo tutti, Palermo era stata sommersa dai rifiutiper logiche politiche ed economiche che, come spesso accade, incoraggiano e stimolano scempi come quello accaduto nel capoluogo siciliano o a Napoli dove, la decadenza e il malaffare di pochi potenti sovrasta, purtroppo, il buon senso di altre persone.
I cittadini possono vendere o barattare con beni di consumo i rifiuti domestici provenienti dalla raccolta differenziata
“L'idea è stata bene accolta dal comune di Niscemi, che è stato il primo a capire l'importanza di un centro di questo tipo, tanto sotto il profilo economico, quanto da un punto di vista culturale”, afferma Silvia Coscienza. Solo attraverso un negozio si poteva instaurare un filo diretto con i cittadini.
Un modo dunque di fare soldi con l'immondizia, ma non come fanno alcuni. Qui i soldi non si sperperano, anzi vengono investiti per migliorare e radicare nelle coscienze dei cittadini un pizzico di consapevolezza in più.
In un primo momento magari indirettamente, perché sono mossi dal richiamo di un genere alimentare o di una tessere telefonica come avviene a Napoli dove le macchine compattatrici in cui si depositano i rifiuti rilasciano uno scontrino con un punteggio convertibili in ricariche telefoniche. In seguito, un senso di responsabilità diverso, si spera, intaccherà l'animo della gente.
FONTE: TERRANAUTA
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